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Osservatorio nazionale su confisca, amministrazione e destinazione dei beni e delle aziende

C'è bisogno di una manutenzione urgente nel nuovo codice antimafia

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«Il nuovo Codice Antimafia è la casa in cui vogliamo abitare ma entra acqua e necessita di riparazioni urgenti: l'esperienza insegna che sono le microlesioni a minare la funzionalità, se non addirittura la stabilità, di un edificio», è la metafora con cui Giovanbattista Tona, presidente dell'ANM di Caltanissetta e componente della Fondazione Progetto Legalità onlus, ha aperto sabato 18 febbraio 2012 l'illustrazione delle proposte di modifica del Codice Antimafia elaborate dall'Osservatorio nazionale in materia di sequestro e confisca, insieme con il Dipartimento DEMS dell'Università di Palermo, la Procura Nazionale Antimafia e i Tribunali delle misure di prevenzione di Palermo e Milano.

Presente, nell'Aula Magna della facoltà di Giurisprudenza, il Ministro della Giustizia Paola Severino che ha detto: «Sono qui per ascoltare. Sono disponibile a riflettere sulla proposta di riforma correttiva del Codice, in particolare quando a parlare sono giuristi ed esperti sulla materia.»

«In particolare - ha aggiunto Tona - si rendono immediatamente necessari alcuni correttivi riguardo (i) la disciplina dei tempi del sequestro e (ii) i compiti dell'Agenzia Nazionale dei beni confiscati che con sole trenta persone non è oggettivamente in condizioni di svolgere il proprio ruolo se rimane il carico fin dal decreto di confisca di primo grado. (iii) E' opportuno eliminare la norma che pone a carico degli enti locali l'onere della restituzione per equivalente delle somme di beni dei quali sia stata revocata la confisca: scoraggerebbe ogni richiesta di assegnazione di beni da parte degli enti locali per il rischio di sforare il patto di stabilità».

Preoccupazioni condivise dalle sezioni Misure di prevenzione dei Tribunali di Milano, Napoli, Palermo e Roma, dalle Procure distrettuali di Caltanissetta, Catania, Lecce, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria e Torino.


All'incontro, organizzato resso la Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, ospiti del preside Antonio Scaglione, Francesco Messineo, procuratore di Palermo, ha detto: «Se non si interviene ora, entro due anni si rischia di bloccare definitivamente importanti processi di mafia già avviati. Adesso non si tratta di volere fare ma di essere messi in condizione di fare: le misure patrimoniali sono il migliore mezzo per contrastare riciclaggio e corruzione». Serve inoltre collegare le indagini penali sulle responsabilità personali a quelle patrimoniali e Giovanni Salvi, procuratore di Catania, ha detto che «sono necessari non tagli orizzontali ma con pochi interventi mirati si può fare molto per potenziare la capacità di intervento dello Stato».
Giuseppe Pignatone, procuratore di Reggio Calabria in procinto di prendere servizio a Roma, ha ricordato a questo proposito «l'importanza di creare un collegamento stabile con il Pubblico Ministero rendendo stabili buone prassi che hanno già dato evidenti e rilevanti frutti in alcune sedi». Alla proposta del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso sulla «possibilità di abolire il certificato antimafia creando invece uno standard di impresa modello a cui sia garantito l'accesso al mercato e alla pubblica amministrazione» hanno fatto eco il procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati, che ha ricordato «che il modello già c'è e il decreto legislativo 231 sulla responsabilità degli enti che andrebbe esteso nell'attuazione e nell'applicazione» e Guido Lo Forte, procuratore di Messina, che ha detto che «bisogna uscire dalla logica dell'Antimafia per entrare in quella della trasparenza, la strada più efficace per contrastare la criminalità.»

Giovambattista Tona, che aveva il compito di sintetizzare ed evidenziare il carattere di urgenza di alcune delle 23 proposte, ha insistito inoltre sulla «potenzialità offerta da un maggior coordinamento delle autorità giudiziarie e di polizia anche con l'intervento del Procuratore nazionale antimafia.»
L'Osservatorio ha già elaborato un pacchetto di proposte emendative, ampiamente condiviso dai magistrati più esperti di tutta Italia, da sottoporre all'attenzione del Ministro di Giustizia e del Ministro dell'Interno nell'ambito di una iniziativa pubblica.


I componenti dell'Osservatorio hanno pertanto programmato, nella riunione a porte chiuse presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Palermo, tenutasi il giorno prima, 17 febbraio, lo sviluppo delle attività future di analisi e proposta, in particolare: la fase delle indagini del pubblico ministero, il tema della tutela dei terzi in buona fede che vantano diritti sui beni confiscati (ad esempio, gli inquilini di un immobile) e la documentazione antimafia. Attenzione sarà dedicata, oltre che all'adeguatezza delle formulazioni normative contenute nel nuovo Codice Antimafia, alle prassi concrete adottate nei diversi uffici giudiziari, in modo da renderle il più possibile virtuose e omogenee in tutto il territorio nazionale.
Tra i vantaggi concreti dell'impegno dell'Osservatorio vi è quello di puntare all'obiettivo di evitare inutili duplicazioni e appesantimenti nelle procedure giudiziarie e aumentare la capacità dello Stato di sottrarre i capitali mafiosi alle organizzazioni criminali, diffondendo le migliori prassi già sperimentate in alcuni uffici giudiziari per renderle patrimonio comune.

Al termine della giornata di lavori la consegna dei diplomi della II edizione del Corso di Alta formazione in amministrazione e destinazione dei beni confiscati e l'annuncio insieme a Gabrio Forti, rettore dell'Università Cattolica, che la terza edizione si terrà a Milano.

L' Osservatorio nazionale su confisca, amministrazione e  destinazione dei beni e delle aziende è promosso dal Dipartimento DEMS dell'Università di Palermo e dalla "Fondazione Progetto Legalità onlus in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia" con le sezioni Misure di prevenzione dei Tribunali di Milano, Napoli, Palermo e Roma, le cui indicazioni sono alla base delle proposte di modifica contenute nel documento; e, in una fase successiva, il documento è stato largamente condiviso dalla Procura nazionale antimafia e dalle Procure distrettuali di Caltanissetta, Catania, Lecce, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria e Torino, che hanno contribuito all'elaborazione delle proposte mediante osservazioni e suggerimenti.

 

IL PROGRAMMA DEL 18 febbraio 2012

Ore 9.30 Saluti:

Roberto Lagalla, Rettore dell'Università degli Studi di Palermo

Antonio Scaglione,Preside della facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Palermo

Gabrio Forti, Preside della facoltà di Giurisprudenza dell'Università Cattolica di Milano

 

Ore 9.45

Paola Severino Ministro della giustizia

 

Ore 10.15 Illustrazione delle Proposte:

Giovanni Fiandaca (Direttore Dipartimento Dems) e Giovanbattista Tona (Presidente Anm di Caltanissetta e componente della Fondazione Progetto Legalità in memoria di Paolo Borsellino)

 

Ore 10.45 Interventi programmati di: 

Piero Grasso Procuratore nazionale antimafia

Edmondo Bruti Liberati Procuratore di Milano

Giuseppe Pignatone Procuratore di Reggio Calabria

Sergio Lari Procuratore di Caltanissetta

Francesco Messineo Procuratore di Palermo

Guido Lo Forte Procuratore di Messina

Giovanni Salvi Procuratore di Catania

Antonio Rinaudo Procura di Torino

Roberto Scarpinato Procuratore gen. di Caltanissetta

 

Ore 12.00 consegna diplomi

Piero Grasso, Giuseppe Caruso (Direttore ANBSC) e il Rettore dell'Università di Palermo consegnano i diplomi di partecipazione alla II edizione del Corso di Alta formazione in amministrazione e destinazione dei beni confiscati.