11
Maggio
2015
L’aula magna del Tribunale di Caltanissetta intitolata ai giudici Saetta e Livatino
Sì è svolta questa mattina l’intitolazione dell’aula magna del Palazzo di Giustizia di Caltanissetta ai giudici Antonino Saetta e Rosario Livatino. La scelta è stata dettata dal desiderio di offrire un esempio alla società civile e a tutti i professionisti che, per motivi di lavoro si trovano a dover portare avanti scelte difficili nelle quali il senso del dovere impone la responsabilità di garantire la giusta applicazione delle regole.
Ed è per questo che, davanti l’aula, primeggeranno due sculture in bronzo realizzate dall’artista Mario Termini e donate dall’ordine dei commercialisti di Caltanissetta. Un connubio tra i diversi ordini fortemente voluto dalle associazioni che, in modo differente, lottano per lo stesso obiettivo.
“La memoria a queste due figure deve essere percepita – ha sottolineato il Presidente della Corte di Appello di Caltanissetta Salvatore Cardinale -, come guida per cercare di non ripetere gli errori del passato. Saetta e Livatino, il maturo giudice all’apice della carriera e quello all’esordio rappresentano l’alfa e omega di un immaginario alfabeto di legalità che deve essere utilizzato dalle persone oneste. Si dice che i morti non hanno voce ma oggi confutiamo questo principio auspicando che l’esempio di questi due magistrati diventi la base di una società costruita sulla legalità”.
“Il compito della legge – ha commentato il presidente della sezione Anm Fernando Asaro – è quello di garantire che trionfi la giustizia e l’importanza di questo ruolo lo si nota quando si cerca di spiegare ai bambini le stragi di mafia e ci si trova la perplessità di chi è convinto che, come in un fumetto con i supereroi, i buoni non muoiano mai”.
Tutti quanti hanno sottolineato i valori che hanno caratterizzato queste due figure che hanno pagato con il prezzo della vita il senso del dovere civico. I due giudici parlavano esclusivamente con le loro sentenze e con i fatti mantenendo quel distacco necessario che garantisce l’imparzialità. “Attenzione, però, a non confondere quest’ultima con l’estraneità – ha commentato il giudice Giovanbattista Tona -. Livatino e Saetta erano due siciliani convinti che, per fare un buon lavoro, bisognava dialogare con le altre categorie professionali e mantenere il contatto con il territorio e comprenderlo per poter emettere le sentenze”.
Ed è per questo che, all’unanimità, i vertici del distretto giudiziario e i rappresentanti della magistratura e dell’avvocatura hanno chiesto al ministro Alfano di non chiudere la corte d’appello di Caltanissetta e non allontanare giudici e cause da un territorio difficile. Una richiesta che è stata accolta dal ministro che si è impegnato a sostenere un tribunale che funziona in modo eccellente e che mantiene alto l’onore di giudici come Livatino e Saetta.
Alla cerimonia di inaugurazione dell’aula magna erano presenti anche i familiari dei due giudici uccisi che hanno apprezzato come, a distanza di decenni , il ricordo dei loro cari possa ancora fungere da esempio per le nuove generazioni di cittadini onesti.