Dicono di noi

15

Maggio
2015

A denunciare si guadagna qualche cosa? E a fare antimafia che si vince?

A denunciare si guadagna qualche cosa? E a fare antimafia che si vince?

Le risposte normali a queste domande dovrebbero essere che guadagno non ce ne può essere e che non si vince niente.

Semmai denunciando e facendo antimafia si dovrebbe essere sicuri di non perdere niente.

Ma se le domande non sono normali, e queste non lo sono, le cose non riescono a funzionare.

Forse dovremmo provare a rimettere le cose al loro posto.

Torniamo ai fondamentali.

Si denuncia un reato o perché se ne è vittima o perché se ne è a conoscenza, anche senza esserne vittima.

Chi è vittima di un reato, quando lo denuncia, cerca di tutelarsi da un torto subito o vuole impedire di subirne degli altri. Cosa ci può guadagnare?

In realtà nulla. La denuncia serve per evitare di perdere, per scongiurare i danni che ne possono derivare, e al più bisogna compensare nel modo più equo chi un danno lo ha subito già.

A volte la denuncia non viene da chi subisce un reato ma da chi ne viene a conoscenza. In questo caso allora ci troveremmo dinanzi ad una prova di senso civico, ad un comportamento che non ha nessun legame con un pregiudizio diretto che chi denuncia ha subito.

Questa volta sì che ci si può chiedere dov'è il guadagno. Ma la terminologia non va bene.

Qui bisognerebbe parlare di incentivi. Come stimolare chi non ha interesse diretto alla denuncia a farla lo stesso? Bello sarebbe affidarsi al senso del dovere, ai sani principi o di contro al disdoro sociale nei confronti degli ignavi. Ma nemmeno le democrazie più avanzate e mature si affidano ad essi.

E allora l'incentivo consiste in un premio, che sia una onorificenza, una taglia, un compenso o una franchigia. Ma qualcosa di certo, preciso e predeterminato. Certamente non una immunità integrale per il passato e per il futuro, non un bollino che consente accessi privilegiati ad ogni beneficio, non una legittimazione per seguire tutte le scorciatoie.

Sarebbero banalità ma suonano come astratta retorica.

Perché nel complicato intreccio quotidiano tra legalità e illegalità si forma il senso comune e si realizza il quieto vivere. E talvolta la vittima di un reato trova più conveniente subirlo che denunciarlo e, a furia di andare avanti così, chi si muove oltre il crinale dell'illecito viene percepito entro certi limiti come uno che persegue con successo forme tollerabili di competitività economica o di sopravvivenza sociale.

A questo punto si perde la fondamentale differenza tra chi denuncia un fatto per evitare un pregiudizio e chi lo fa per assolvere ad un dovere civico. E tutti diventano potenziale eroi.

Ma un mondo che tollera l'illegalità e che la sa ampiamente tollerata, comprende chi denuncia solo se il reato di cui è vittima non gli offre alcun margine di convenienza e al contrario gli procura un danno di livello insopportabile; se no, si mette a pensare dubbioso che chi ha denunciato, se non è un eroe, è un impostore alla ricerca di altri guadagni.

E il corto circuito continua.

O eroi o impostori i denuncianti diventano soggetti anomali; qualcuno li celebrerà, tanti altri cercheranno di starne alla larga.

I denuncianti davvero impostori o semplicemente quelli più accorti troveranno il modo per trarre vantaggio dalla loro condizione.

Tutti gli altri vedranno aggravarsi i danni subiti e si chiederanno se valeva la pena fare quello che hanno fatto.

A questo punto quella parte di società che li ha isolati si ricorderà di loro e racconterà la loro storia. Per concludere poi con stucchevole amarezza facendosi una domanda retorica: che ci si guadagna a denunciare?

Il cerchio allora si chiuderà e tutti più tranquillamente potranno continuare a vivere nell'intreccio quotidiano tra legalità e illegalità nell'attesa che qualcuno stabilisca un congruo guadagno in favore di chi denuncia.

Perché la legalità deve essere conveniente. La regola sembra sia questa.... 

Autori

Giovanbattista Tona - Consigliere Corte di Appello di Caltanissetta e Presidente Fondazione Progetto Legalità

Testata

Repubblica - Palermo